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Newsletter : luglio 2013 | |||||
Una informativa chiara e indipendente sull'industria del risparmio gestito | |||||
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Il best performer del mese di categoria: Intervista | |||||
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UBS-L Eq. Fund Small Caps USA /usd | ||||
Grant Bughman - Client Portfolio Manager del team US Growth Investors di UBS Global Asset Management Società: UBS FUND MANAG. (LUXEMBOURG) S.A. Fondo: UBS-L Eq. Fund Small Caps USA /usd
cod.
ISIN: LU0038842364
Categoria: Az. America |
Il fondo appartiene alla categoria Az. America CFS Rating. Il portafoglio azionario è prevalentemente investito in titoli di società statunitensi a piccola capitalizzazione. Può spiegarci nel dettaglio come avviene lo stock picking?
Il nostro obiettivo è generare importanti ritorni nel lungo termine, investendo in società che si distinguono per il business solido e in crescita, controllando il rischio per mezzo di una attenta diversificazione ed effettuando valutazioni ponderate. Il nostro processo di investimento si basa su screening di tipo quantitativo e analisi dei fondamentali, per identificare le società più in crescita in quanto a business e risultati ottenuti. Siamo convinti che una parte essenziale della nostra attività di ricerca sia da investire nel contatto diretto con il company management, e infatti possiamo contare mediamente 500 incontri all’anno con le società in cui investiamo.
A fine giugno, nonostante la performance assoluta del mese sia piuttosto “magra”, il fondo risulta essere il più performante della categoria e riesce nel contempo a battere il benchmark specifico. Quali sono i fattori che le hanno consentito di ottenere questo risultato?
Il fattore principale è che le nostre posizioni su settori quali l’Information Technology, i Beni di consumo discrezionali ed Health Care di recente sono state molto premianti In seconda battuta, anche i nostri titoli finanziari e Materie Prime hanno sostenuto la performance. I settori Technology, Beni di Consumo ed Health Care sommati costituiscono quasi il 60% del nostro benchmark, perciò se la nostra selezione funziona - come ha sempre funzionato sino a oggi - continueremo a raccogliere performance soddisfacenti.
A livello settoriale il fondo risulta fortemente esposto all’Information Technology e ai Consumi Discrezionali. Nei prossimi mesi l’asset allocation subirà particolari modifiche? Quali sono i settori o i temi che ritiene più interessanti nel medio termine?
Al momento non riteniamo necessario operare alcun cambiamento di rilievo sulle posizioni da voi segnalate. Per quanto riguarda il settore dell’IT, continuiamo a trovare opportunità di investimento nei software e nei dispositivi elettronici industriali. All’interno del settore Beni di Consumo discrezionale siamo sovrappesati – e continueremo ad esserlo – su beni durevoli domestici ed Internet Retailers.
Quali sono le sue prospettive sull’andamento del mercato nel 2013? C’è ancora spazio per il segmento delle small cap americane?
Nel secondo trimestre le US Small Cap Equities hanno continuato il recente trend di outperformance rispetto alle Large Cap, come segnalato rispettivamente dagli indici di mercato Russell 1000 Growth e Russell 2000 Growth. Curiosamente, inoltre, le Small Caps hanno dimostrato grande resilienza alle perdite durante il recente selloff, staccando le Large Cap Stocks di più di 200 bps dal picco di mercato di maggio a oggi. In parte questa overperformance è dovuta al momento complicato per le Large Cap del settore tecnologico. I business più legati alle aziende che comprano in USA e all’estero hanno infatti di recente accusato un rallentamento e alcune companies Large Cap Tech hanno perso quote di mercato a favore di rivali più svelte perché di dimensioni minori. Anche l’health care è stato un driver della performance, dato che la corsa delle large cap biotech che durava da sei mesi a questa parte, pare essersi interrotta. Infine, la quasi totale mancanza di azioni a bassa crescita all’interno dell’universo delle small caps ha aiutato il mercato, attraendo gli investitori affamati di rendimenti, i quali hanno iniziato a rivedere le proprie posizioni, grazie anche all’annuncio della Fed registrato in giugno che il flusso di stimoli monetari potrebbe perdere molto presto perdere gran parte del vigore. Riteniamo che con i tassi di interesse a regime normale in un futuro molto prossimo, esiste una concreta possibilità che i mercati prestino attenzione a quelle small caps in grado di aumentare gli utili, oltre che remunerare l’investimento degli azionisti. Di più, le small caps si stanno sempre più focalizzando sulla domanda interna e questo non può che essere un bene, perché ciò sosterrà la crescita degli States che già sembra essere avviata meglio che altrove. Aldilà del momento congiunturale non particolarmente brillante, crediamo che il prossimo futuro potrà sorridere alle US Small Caps.
Il presidente della Fed Ben Bernanke ha fatto capire che, se l’economia americana continuerà a crescere come atteso, gli stimoli monetari potranno essere gradualmente ridotti già alla fine di quest’anno. Nel 2014 inoltre, se il tasso di disoccupazione riuscirà a scendere al 6,5% (dall’attuale 7,6%), sarà possibile una definitiva interruzione del QE. Quali potranno essere secondo lei le implicazioni di questa exit strategy?
Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, a nostro parere la principale conseguenza per quanto riguarda i mercati sarà nel fixed income e in quegli elementi all’interno dell’universo equity che potranno rappresentare una alternativa. Gli investitori hanno assistito a 30 anni di bull market, per quanto riguarda le obbligazioni. Potrebbero non essere preparati a un aumento dei tassi di interesse. Le uscite dal mercato obbligazionario del mese scorso sono state copiose, e mentre una fetta consistente di questo denaro riparerà sulla liquidità, è inevitabile che l’asset azionario benefici del restante. Per quanto riguarda le conseguenze sull’economia, sì, i dati economici continuano a migliorare e vediamo un aumento nei consumi di beni discrezionali e durevoli, così come negli utili. Riteniamo che aldilà degli annunci ufficiali, la Fed aspetterà ancora prima di ridurre effettivamente gli stimoli monetari; sta preparando gli investitori a una graduale riduzione degli acquisti di asset, riduzione la cui portata dipenderà dall’entità della ripresa economica e potrà essere diluita. Una volta arrivati a un atteggiamento meno accomodante, con un tasso di disoccupazione al 6,5% o minore, l’economia sarà oramai ben salda sulle proprie gambe e abbastanza in salute per continuare a crescere anche con tassi di interesse ben maggiori.
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